Un inizio complesso e gli aggiustamenti necessari per raggiungere gli obiettivi energetici del PNRR

Dai primi dati del piano Transizione 5.0, il bilancio risulta al momento moderato: nei primi tre mesi sono stati prenotati crediti d’imposta per 99 milioni di euro da parte di 324 imprese, pari all’1,6% dei 6,23 miliardi stanziati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo primo traguardo, per certi versi deludente, ha portato il governo a considerare modifiche sostanziali per incentivare una maggiore adesione da parte delle aziende.

Credito d’imposta e supporto fiscale: incentivi ancora da ottimizzare

Il piano, reso operativo da agosto attraverso il portale del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), consente alle imprese di prenotare benefici fiscali per interventi di efficienza energetica e digitalizzazione avanzata. Tuttavia, per accelerare il ritmo, il governo prevede un emendamento per aumentare le aliquote di credito d’imposta fino al 60%. Attualmente, l’aliquota massima prevista è del 45%, che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ritiene insufficiente per attrarre investimenti necessari a raggiungere i target del PNRR, specialmente in assenza di proroghe per la conclusione degli interventi entro il 2025.

Nuovi incentivi: un sistema di aliquote per premiare l’efficienza energetica

Le modifiche proposte prevedono una struttura a scaglioni che favorisca le aziende a più alto risparmio energetico. Le aliquote salirebbero dal 50% per investimenti fino a 10 milioni di euro, con ulteriori incentivi al 55% e al 60% per i progetti con efficienza energetica superiore. La massima aliquota del 60%, riservata alle classi energetiche più efficienti, mira a premiare chi investe in tecnologie avanzate e sostenibili, contribuendo così a ridurre il fabbisogno energetico e a limitare l’uso di risorse a basso rendimento.

Proposte per le imprese del Mezzogiorno e incentivo alla produzione europea

Nel piano di Transizione 5.0, una maggiore attenzione è rivolta alle Zone Economiche Speciali (ZES) del Mezzogiorno, offrendo la possibilità di cumulare i nuovi incentivi con quelli già previsti per queste aree. Inoltre, per sostenere il mercato europeo, il governo sta valutando di introdurre un superincentivo del 130% per i moduli fotovoltaici di produzione europea, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da fornitori esteri e favorire l’industria locale.

Ruolo delle Energy Service Company (ESCO) nella trasformazione energetica

Un’altra novità riguarda le Energy Service Company (ESCO), a cui potrebbe essere riconosciuto il credito d’imposta per il supporto fornito alle imprese nei processi di efficientamento energetico. Questo ampliamento del credito d’imposta alle ESCO risulta strategico per stimolare il mercato e supportare le piccole e medie imprese che, senza il know-how di un partner esperto, potrebbero avere difficoltà nell’implementazione delle nuove tecnologie.

Riforma retroattiva e revisione dei limiti di spesa per agevolare gli investimenti

Per accelerare il processo, il governo sta progettando di rendere retroattive le nuove aliquote a partire dal 1° gennaio 2024. Gli scaglioni di investimento verrebbero semplificati a due fasce, fino a 10 milioni di euro e fino a 50 milioni, per incentivare maggiormente chi investe in progetti rilevanti. Questa modifica, assieme alla revisione dei tetti di spesa e della cumulabilità con il bonus ZES, intende creare condizioni più vantaggiose per le aziende, con l’obiettivo di ridurre il ritardo rispetto ai target del PNRR e raggiungere una vera transizione energetica.

Il piano Transizione 5.0, nonostante le difficoltà iniziali, si conferma un progetto ambizioso per il futuro energetico del Paese. Resta però da vedere come queste misure correttive influenzeranno la risposta del mercato nei prossimi mesi, in vista di una sfida fondamentale per la sostenibilità e la competitività del tessuto industriale italiano.